Reinventarsi

Ho rassegnato le mie dimissioni

Written by Manuela Sydney

Ho rassegnato le mie dimissioni dal lavoro italiano.
Mi ha fatto effetto.

Sebbene abbia adesso una vita diversa, un lavoro diverso, una diversa città, un diverso Paese e continente… è stato faticoso sciogliere quel filo. Lasciare andare quella parte di me che vive in un tempo sospeso tra passato, presente e attesa di futuro.

È buffo pensare a come siano le cose fisiche, sebbene simboliche, quelle di cui abbiamo bisogno per sentir riconosciuto il nostro senso di appartenenza a un luogo o ad un contesto.

Ne faccio parte. Ancora. Sono importante per loro. Ho contato, conto ancora. È la mia città. È il mio ufficio, la mia casa, le mie persone.

Esiste una Manuela in stand by, in perenne attesa che qualcuno prema di nuovo il tasto play per riprendere il filo di quella vita lasciata sospesa.

Esiste una Manuela che si sta costruendo daccapo, ma non da zero. Con energie, sentimenti e sensibilità diverse da quelle dei vent’anni e anche dei trenta.

Quante versioni di noi esistono? Quante ne vogliamo esplorare?

Da quando vivo a Sydney penso spesso a una divinità che non avevo mai capito appieno e che avevo spesso relegato ai biglietti d’auguri per l’anno nuovo: Giano bifronte. IANUS, da cui arriva anche il nome del mio mese di nascita Ianuarius, Gennaio. Il dio degli inizi materiali e immateriali. Raffigurato con due volti. Con uno guarda al passato e con l’altro guarda al futuro. I suoi appellativi erano Patulcius (colui che apre), Clusius (colui che chiude). Così mi sento io. Proiettata sia avanti che indietro, invocando la capacità del dio di star bene in questa terra di mezzo.

Ho rassegnato le mie dimissioni e mi ha fatto effetto.

Ho lavorato alla Festa del Cinema per quattordici anni.
E ogni anno, da quando sono via, durante il suo svolgimento, provo un misto di emozioni diverse. E mi proietto lì, immaginando nel dettaglio quello che sta succedendo.

Il palinsesto che gira di tasca in tasca. Tutti ne hanno sempre una copia sotto mano: tecnici, facchini, personale di sicurezza e hostess, tutto lo staff.
Gli eventi più delicati studiati nei minimi dettagli.
I fotografi posizionati al photocall e il tappeto rosso più bello del mondo, che si mostra in tutto il suo splendore, mentre il sole cala e lascia il posto alle luci di scena. Mi sembra anche di sentire la musica.

Allontanarmi da Roma e da quel lavoro è stata una scelta difficile e a lungo meditata. Mi sono sempre sentita una privilegiata. Ho sempre fatto quello che amavo. Mi sentivo arricchita tutti i giorni. Ho avuto la fortuna di affiancarmi a persone meravigliose e generose. Professionisti di alto livello, che mi hanno passato un mestiere, senza lesinare nulla.

Ricordo come fosse ieri il giorno in cui mi preparavo a fare il colloquio.
Ero molto emozionata. In città si vociferava di questo grande evento pronto per nascere. Stavano organizzando la squadra. Era un’occasione imperdibile.
Il sogno.

Sono stati anni di fatica e gioia. Anni in cui sono cresciuta molto. Sia professionalmente che umanamente.
Un grande evento è come la tela di un ragno. Perfetta e delicata. Tutti i fili devono essere al posto giusto, tutti devono cooperare. Sono davvero tante le cose a cui pensare, i dettagli da non tralasciare. È importante avere un’ottima gestione delle sale, per esempio. Dieci minuti di ritardo nel far partire una proiezione possono sembrare banali, ma a volte sono il guaio di una intera giornata. Si possono creare problemi nei deflussi, intralci sul tappeto rosso o problemi a chi ha più di una proiezione da vedere.

I settori coinvolti sono molti e ognuno è di vitale importanza.
Penso all’ufficio cinema che lavora a stretto contatto con talent e produzioni, penso ai ragazzi dei sottotitoli, a quelli del movimento copie. E ancora, all’ufficio stampa, al marketing. Penso a chi si occupa degli allestimenti, del cerimoniale, della biglietteria. Penso a tutto l’ufficio organizzativo, alla sicurezza, le hostess, tutti i tecnici. Il personale delle pulizie. Costantemente cercato per radio.

Penso a tutte le corse che mi sono fatta per i foyer dell’Auditorium. Penso al primo anno: facevo e rifacevo i percorsi per paura di sbagliare, per paura di non ricordare la strada. L’Auditorium di Roma è uno dei posti più belli al mondo, ma lavorarci vuol dire conoscerlo a menadito, conoscere tutte le sue scorciatoie. I passaggi veloci, i back stage, i giardini pensili. Vuol dire saper correre dalla regia master ai camerini del terzo piano e poi al back stage della sala Santa Cecilia, nello spazio di qualche minuto.

Posso dire di aver accumulato una vasta esperienza.

Ricorderò per sempre l’arrivo di Bruce Springsteen. Presentavamo un documentario che lo riguardava ed era previsto un incontro con il pubblico. La tensione accumulata perché tutto fosse perfetto, la folla incredibile da gestire e poi ricordo lui, dietro le quinte, che mi ha chiesto di essere accompagnato in sala, in mezzo al pubblico.
Ricordo di essermi sentita morire. Tutti noi dello staff ci eravamo fatti in quattro per farlo arrivare in sala senza incidenti, la sicurezza aveva fatto un lavoro incredibile per evitargli l’assalto della folla. Lui invece voleva andare in sala.

Ricordo che mi disse: “Stai tranquilla, tanto al buio nessuno mi riconoscerà. Non se lo aspettano, la mente delle persone funziona così. Ti prometto di uscire, prima che si accendano le luci.”
E aveva ragione. Si è seduto accanto a una ragazza che non si è nemmeno girata a guardarlo.
Io ero lì vicino, con uno squadrone di sicurezza subito dietro.
Ho perso dieci anni di vita, ma è stato bellissimo.

Ricordo le notti, la stanchezza, la tensione, il mal di schiena, ma ricordo anche la gioia nel vedere le sale piene, il pubblico contento, il tappeto rosso scoppiare. Ricordo Jovanotti e il suo tappeto rosso pazzesco, ricordo la distribuzione di bottigliette d’acqua ai ragazzi che si posizionavano fin dal mattino per incontrare i loro idoli alla sera. E non volevano spostarsi per non perdere il posto.

Ricordo la chiacchierata in back stage con Anita Ekberg, ricordo Meryl Streep, Sean Penn, Sean Connery, Kate Blanchett.

dimissioni, lasciare le colleghe

Potrei dirvi che questi incontri siano stati la mia gratificazione, ma no.
Li ricordo con gioia e mi mancano, ma più di tutto ho nel cuore i miei colleghi. Non so quante volte mi abbiano aiutata. Non so descrivervi la nostra confidenza, la gioia che provavo nelle nostre cene di mezzanotte, quando scaricavamo la tensione bevendo un bicchiere e ci raccontavamo la giornata. È davvero profonda la confidenza che si sviluppa in certi contesti. La sintonia, l’unisono, la fiducia, la verità. Ho potuto contare su di loro. E loro su di me.
Una macchina perfetta che funziona veloce, dove ogni ingranaggio svolge il suo compito alla perfezione, ma sa anche fermarsi se c’è bisogno di sostegno.
Ci siamo sempre parlati in maniera schietta, a volte molto dura. Nella velocità devi andare dritto al punto, ma mai senza rispetto.

È stato difficile sciogliere quel filo. Li penso.
Mi hanno mandato dei messaggi.
In questi giorni sono un po’ nervosa.

E penso che, in questa nuova vita, c’è una parte di me assente. E mi manca. Anche se sono contenta, anche se sto esplorando nuove versioni di me e anche se non vorrei tornare indietro.

Vi lascio con un pezzetto dell’ultimo discorso pubblico di Eduardo De Filippo. Un discorso che mi ha sempre fatto tremare tutta. Leggetelo per intero, se ne avete l’occasione

Così si fa il teatro, così ho fatto!
Ma il cuore ha tremato sempre tutte le sere, tutte le prime rappresentazioni e l’ho pagato! Anche stasera mi batte il cuore e continuerà a battere anche quando si sarà fermato
.

Manuela, Sydney

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Author

Manuela Sydney

Sono una persona curiosa. Spesso i dettagli mi attraggono più dell’insieme. Amo viaggiare (e anche tornare). La mia passione più grande è il teatro. Ho due figli, sono calabrese, ma anche romana. Sono laureata in lettere con indirizzo teatrale e a Roma organizzavo eventi culturali. Ho fatto per 2 anni la spola tra Nigeria e Italia e per 4 anni tra Namibia e Italia.
Da qualche tempo vivo a Sydney con tutta la mia famiglia, studio naturopatia e lavoro in una radio!

4 Comments

  • Mi sono immedesimata nel tuo bellissimo articolo, cara Manu, per due cose: lavoro in ambito congressuale e quindi mi son ritrovata in quello che dici sull’organizzazione degli eventi e sono una springsteeniana doc… Ecco lì ti ho invidiato molto!!! 🙂

    • Ma grazie
      Mi fa davvero piacere questo commento. Quando si scrive di cose così personali, avere un riscontro da chi legge aiuta a non sentirsi soli e a sentirsi compresi.
      Grazie di cuore!
      Manuela

  • Ma grazie
    Mi fa davvero piacere questo commento. Quando si scrive di cose così personali, avere un riscontro da chi legge aiuta a non sentirsi soli e a sentirsi compresi.
    Grazie di cuore!
    Manuela

  • Mia cara, momenti come questi, pensieri come tuoi determinano il valore di una persona. E’ bellissimo seguire la tua vita, i tuoi percorsi mentali ed amart!

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